5.1. TEATRO ORAZERO – ROMA
diretto da Roberto Bruni
Racconta Roberto Bruni…
“Affiancavo Paolo Zacchia nelle iniziative del Centro Sperimentale dello Spettacolo, da lui fondato nel 1960; alcune riguardavano il Teatro, altre il Cinema e la Televisione.
La Galleria d’Arte “La Feluca”, in via Frattina, era la nostra sede; l’Antico Caffè Greco, in via Condotti, il centro delle nostre attività, iniziate il 16 maggio 1960. Fu allora che attori della R.A.I. e della T.V. interpretarono “I Carabinieri” di Beniamino Joppolo.
Scegliemmo questo autore teatrale siciliano perché era una figura esemplare: aveva scontato il carcere per antifascismo e incarnava la più alta immagine dell’avanguardia.
A quel tempo l’avanguardia era molto dibattuta a Roma, anche dal commediografo friulano Luigi Candoni che stava organizzando, con la sua rivista teatrale ORAZERO, il primo Convegno Nazionale del Teatro d’Avanguardia.
Tramite Candoni ottenemmo l’autorizzazione di Joppolo per il suo testo; non ci giunse invece, sebbene richiesta, quella della Commissione Spettacoli.
Non avevamo in animo di rinunciare. Eravamo troppo infervorati dal testo di Joppolo che denunciava lo Stato parassita e ingannatore e le autorità lontane e bugiarde (dalla Prima Enciclopedia Teatrale Italiana del Dopoguerra). Sfidammo pertanto sia l’occhialuta censura sia un eventuale intervento delle forze dell’ordine, rappresentando “1 Carabinieri”.
Quella sera Candoni giunse per primo al Caffè Greco: gli è sempre piaciuto l’odore delle polveri … che non esplosero, perché non vi furono irruzioni al Caffè Greco oltre … carabinieri di Joppolo
Ecco come cinquanta e più persone cospirarono teatralmente nel Centro di Roma.
Ancora si rende giustizia al “serenismo” di Luigi Candoni, nonostante l’illustre commediografo, promotore del rinnovamento teatrale del dopoguerra, sia stato emarginato dal teatro ufficiale.
Come direttore di Teatro Orazero a Roma, diedi vita, nel 1976, nel celebre teatro di avanguardia romano, “Alla Ringhiera”, ad uno spettacolo del “Gruppo ’76”, diretto da Evi Boccone, e interpretato da allievi dell’ Accademia d’Arte drammatica Silvio D’Amico, con due novità assolute: “Assedio”, di Claudio Adar, il mio “Pesci per due”, e “Viva Candoni”, comprendente alcuni lavori significativi – attore Giorgio Mattioli -, tratto dalle migliori opere di Luigi Candoni: “Sigfrido a Stalingrado”, “Edipo a Hiroshima”, “La poltrona elettrica”, “Le olimpiadi dei clowns”.
Allo stesso attore Giorgio Mattioli e alla sua compagnia “Il Pungiglione”, feci poi replicare, il 17 maggio 1988, l’urlo di pace: “Edipo a Hiroshima”.
Grande fu il successo tributato ad ambedue le rappresentazioni. Da allora, purtroppo, non ho potuto cogliere altre opportunità.
Andrea Camilleri, lanciato nella regia da Candoni, poche settimane prima di morire, ringraziandomi per averlo informato della mia iniziativa – insieme a Franco Santin – di aver fatto annoverare il drammaturgo carnico nell’onomastica di Udine, rinnovava i suoi apprezzamenti per Luigi Candoni, definendolo: “Il grande Candoni”.
Della sua esperienza artistica restano, nel teatro contemporaneo, le soluzioni sperimentali dell’avanguardia e il senso morale e spirituale, attraverso l’amore generoso e creativo, la fiducia e la fratellanza, per la presa di coscienza di una realtà umile ma non spregevole, la persuasione che l’uomo può e deve contare sulle proprie forze, per ricominciare a vivere una vita più degna.
È un messaggio di speranza, un’attesa di redenzione.
Questo messaggio, quest’attesa – come ebbe a scrivere sul mio teatro Sergio Sarti, scrittore di teatro lui stesso e filosofo di Teatro Orazero – conferma il mio sodalizio spirituale con Candoni, la sua ideologia teatrale, oltre che “transrealismo” anche “serenismo”, che non significa certo fedele ottimismo, ma piuttosto l’esortazione ad avere sempre e malgrado tutto, il coraggio della speranza.”
(Roberto Bruni, Roma 2021)
Spigolature di Rassegna fotografica
Roberto Bruni – Notizia:
Roberto Bruni nasce, vive e lavora a Roma. Sono alla base di tutto il suo operare le iniziative per la sua Città, per la storia della gloriosa Repubblica Romana, in cui vede il modello di uno Stato ideale, e per il teatro.
Roberto Bruni è presidente dell’Associazione Culturale “Gli Amici di Righetto”, il dodicenne trasteverino, simbolo dei ragazzi caduti in difesa della gloriosa Repubblica Romana del 1849. Per l’eroe fanciullo ha progettato e realizzato un monumento eretto al Gianicolo nel 2005, donandolo poi a Roma Capitale. Nello stesso anno ha istituito il “Premio Nazionale Righetto”, per promuovere tra i giovani i valori dell’epopea risorgimentale, giunto alla XVII edizione.
È autore inoltre di sceneggiature e testi teatrali, oltre venticinque, alla ricerca del nuovo. Tra le pièce in lingua,
pubblicate, premiate o rappresentate figurano: “Il Ritratto“, “Concetto spaziale“, “Il gioco della Luna’, ”Assolo”, “Lo spazio nell’uomo” (omaggio a L. van Beethoven), “Pesci per due“, “Rose bianche? Sissignora‘, “Violino di spalla’, ”A Fellini con amoR”; e in dialetto romanesco: “Un fiore pe Righetto”, “Ghetanaccio”, “Li regazzini der 1849′. Tra i testi inediti: “EroS un sentimentale”, “Marcia nuziale”, “Danzando e burlando che male tifo?”, “Così, ali ‘improvviso”, “Fiori, non solo”, “Il pollo industriale“.
Dagli anni 60 idea e realizza Mostre d’Arte al Tevere (nel 1962, insieme a Paolo Portoghesi, Nello Ponente, Maurizio Calvesi) per diffondere l’arte fuori dai luoghi deputati. Ha pure partecipato al Forum Internazionale “Idee per il Tevere”, per rilanciare “er fiume de Roma”, proponendo la ricostruzione del Molino della Memoria, uno di quei molini galleggianti sul Tevere che nacquero durante l’assedio dei Goti (537 d.C.) e vi restarono per più di 1300 anni, fino al 1870. Ed è sua la proposta di denominare le banchine dello storico fiume.
Nel 1973 è coautore di documenti-inchiesta ne11ibro il “Decentramento culturale”.
Dal 1974 al 1992 fa parte della Giuria del Concorso Nazionale di Teatro “Luigi Candoni”.
Dal 1987 scrive alcuni drammi in dialetto romanesco. Lucia Guzzardi cura la regia di “Un fiore pe Righetto“; apprezzato
anche a Bruxelles, (TG2 e TG3 trasmettono alcune scene) e Susanna Gianpistone, coniugando teatro d’attore a quello di figura, interpreta la sua rielaborazione di “Ghetanaccio” (lo storico burattinaio romano: dalla pièce di A. Jandolo) e “Li regazzini der 1849′, replicato nel foyer del Teatro Argentina di Roma.
Dal 1993 al 1996 è membro a Roma della Commissione Consultiva di Toponomastica, e dal 1961 proponeva nuovi gruppi
toponomastici per arricchire l’onomastica stradale romana.
Hanno pubblicato suoi testi teatrali: Sipario, rivista dello spettacolo, il libro-rivista TeatrOrazero, l’Antologia edizioni Zem, i periodici Rugantino, Voce Romana e il quotidiano l’Avanti!
2002: riceve in Campidoglio per la drammaturgia in romanesco, “voce della memoria che vuole aiutare a non dimenticare”, il “Premio Simpatia”, storico Oscar Capitolino fondato da Palazzeschi, De Sica e Pertica.
2005: scrive il fumetto “L’Audace Righetto” pubblicato con i disegni di Rodolfo Torti in sedicimila copie.
2006: riceve la targa d’argento dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio per 50 anni di professione.
2010: il quotidiano “l’A vanti!” pubblica la sua sceneggiatura per un corto senza parole “Sua Maestà, il fumo“, scritta nel 1995 per festeggiare (in silenzio) il centenario del Cinema e, come ha scritto Aldo Chiarle, “per riaprire una grande esperienza storica e artistica”. Con questo testo cinematografico è finalista al Concorso Nazionale, 2015 “Le Colline di Torino”, XIV edizione.
La pièce “Danzando e burlando che male ti fo?“, scritta nel 2013 e dedicata a Giuseppe Gioachino Belli a 150 anni dalla sua morte, riceve a Pisa il Premio speciale della Giuria 2014 “Il Colombre”. Due suoi racconti vengono selezionati al Concorso Nazionale Cultura e pubblicati nell’ Antologia historica, edizioni dicembre 2017 e 2018.
2018: il monologo “Marcia nuziale” riceve una menzione speciale al “Premio Internazionale Cusmani Quasimodo”,
mentre l’atto unico “Calda colomba dalle piume bianche di latte“, finalista al Concorso Bordighera, con pubblicazione in Antologia, consegue il secondo Premio all’InediTO Colline di Torino”, XVlI edizione, consegnato il 13 maggio nel Salone Internazionale del Libro.
2019: Susanna Gianpistone rappresenta al Teatro Flaiano “Li regazzini der 1849” e “Fiori, non solo“, testi dedicati
alla gloriosa Repubblica Romana del 1849, al bullismo nelle scuole e ai clochard. Dal 18 maggio è accademico del
Centro Romanesco Trilussa. Nel 2020 pubblica la sceneggiatura “Sua Maestà, il fumo“, nel libro contro il tabagismo “Quel fil di fumo“, scritto insieme a Benedetto Lanna.
Ora è in corso la realizzazione del film “Righetto”, con il suo soggetto-trattamento, sceneggiatura e regia di Mattia Sbragia, produzione internazionale Alimatika.
Giovanni Calendoli ha definito così le opere di Roberto Bruni: “Rappresenta in un’atmosfera vagamente onirica gli impulsi primordiali, le contraddizioni, le assurdità, gli aspetti imprevedibili che opportunamente ingranditi, deformati e accostati, assumono un valore simbolico tra il divertimento e l’impegno, tra la favola e il messaggio”.
(Francesca Maccaroni)
Opere di Roberto Bruni:
(©Roberto Bruni- Per l’utilizzazione delle opere rivolgersi alla S.I.A.E. Viale della Letteratura,30 – 00144Roma)
“Il Ritratto“,
“Concetto spaziale“,
“Il gioco della Luna”, Atto unico, 1969
”Assolo”, Radiodramma
“Se ancora respira, chiamami”,
“Lo spazio nell’uomo“ (omaggio a L. van Beethoven),
“Passo a due”,
“Pesci per due“,
“Rose bianche? Sissignora”,
“Violino di spalla’,
”A Fellini con amoR”;
“Un fiore pe Righetto”,
“Una storia di libbertà”
“Ghetanaccio” ©1977 con Augusto Jandolo
“Li regazzini der 1849′. Dramma surreale in dialetto romanesco, 1999
“L’Audace Righetto” Fumetto – disegni di Rodolfo Torti, Roma 2005-2007
“EroS un sentimentale“, Commedia in due atti e nove quadri
“Marcia nuziale“, Monologo
“Danzando e burlando che male tifo?”, Grottesco in due atti, 2013
“Così, ali ‘improvviso”, Monologo, 2018
“Fiori, non solo”,
“Il pollo industriale“.
“Sua maestà il fumo”, Fumodramma muto,1995
“Quel fil di fumo” (con Benedetto Lanna). Omaggio a Charlot, 2020
““Calda colomba dalle piume bianche di latte” Dramma in un atto
“Stella”
“ALBORI” – quattordici racconti – Gruppo Albatros Il Filo – Roma 2023.
“Non ci sono bambini che giocano” – Gruppo Albatros Il Filo – Roma 2024
“Non solo fulmini e saette” sarà dato alle stampe …prossimamente
Recensioni:
“Violino di spalla”
“In tutte le opere di Roberto Bruni è presente un riferimento alla realtà attuale, vissuta; ma mai. forse, come in «Violino di spalla», tale riferimento assume valore e significato universale. Protagonista unico del lavoro, è un deriso e stonato musicista, che odia il suo strumento da cui non sa trarre che suoni sgraziati e disarmonici. Ma non siamo noi tutti musicisti che tentano invano di trarre armonie celesti dallo strumento vita? Non lasciamoci fuorviare dalle pose grottesche, dagli atteggiamenti sbracati, dai gesti inconsulti del personaggio. Tutti abbiamo sognato, come lui, di possedere lo strumento perfetto, lo Stradivari, da cui trarre meravigliosi concenti. Tutti come lui. ce lo siamo visto talvolta a portata di mano, questo Stradivari; e poi ci è sfuggito come un miraggio, lasciandoci solo rimpianto e frustrazione. Ma ecco che, proprio a questo punto, il musicista stonato di Bruni ci offre una singolare lezione. Lo vediamo prima riluttante, poi persuaso, riprendersi il vecchio strumento, oggetto fino a poco prima di disprezzo. Non è una sconfitta. E’ piuttosto la rinuncia alle vane chimere, la presa di coscienza di una realtà umile ma non spregevole, l’albeggiare della persuasione che l’uomo può e deve contare sulle sue forze per ricominciare a vivere una vita più degna. E’ un messaggio di speranza, un’attesa di redenzione.” Sergio Sarti
UN RADIODRAMMA PER SCIOGLIERE IL “NODO SCORSOIO” CHE MINACCIA I SENTIMENTI
L’amore è al centro delle tematiche, nei tre recenti testi di Roberto Bruni, due teatrali, “Violino di spalla” e “Marcia nuziale”, il terzo, radiofonico, “Assolo”. L’amore colto nell’inquieta navigazione esistenziale dell’uomo contemporaneo, fra le angosce e le incertezze del secolo.
Dello stesso autore, Giovanni Calendoli introducendo la pubblicazione di tre testi teatrali su “Sipario”, scrive: “Rappresenta della realtà, in un’atmosfera vagamente onirica, gli impulsi primordiali, le contraddizioni, le assurdità, gli aspetti imprevedibili che opportunamente ingranditi, deformati e accostati, assurgono a valore simbolico”.
Nel radiodramma “Assolo”, l’amore si fa dolore con un linguaggio allusivo ed emblematico. Tre sono le maschere vocali nel testo ma è attorno ad una che ruota, essenzialmente, il dramma: la vecchia madre, ormai paralizzata, cieca e abbandonata allo squallore della solitudine, che evoca l’infanzia e l’adolescenza del figlio. La povera donna è vicina alla morte e vorrebbe riuscire, prima, a sciogliere il “nodo scorsoio” che minaccia la vita della sua creatura così che cerca di strapparsi all’immobilità cui è costretta dalla paralisi. Non vi riuscirà. Sarà tuttavia il figlio stesso a sciogliere quel (simbolico?) nodo e a ritrovare tra le braccia materne le forze della speranza.
Con “Assolo”, l’autore ha inteso trattare dell’emarginazione di cui soffre – oggi più che mai – la vecchiaia. E trattare – insieme – della carenza (o paura?) dei sentimenti che sembra caratterizzare una parte della gioventù d’oggi.
La madre riassume questi motivi di fondo con un grido lacerante, nel suo monologare interiore. Motivi che trovano a livello di ascolto, in un’atmosfera onirica, tutta la loro forza evocativa. Per esprimere la quale, l’autore – guardando alle specifiche peculiarità della radio – compie un percorso creativo, nel tempo e nello spazio, attento ai suoni, ai rumori, ai luoghi e, soprattutto, alle maschere vocali.
Maria Rosaria Berardi
“Quel fil di fumo” “Sua Maestà il fumo”
“Oggi, l’Avanti! pubblica in quarta pagina “Sua Maestà il fumo” – Omaggio a Charlot, una sceneggiatura per un film muto di Roberto Bruni. Testo quanto mai interessante, che ricorda la straordinaria arte del cinema muto di Chaplin che ebbe a scrivere: un sonoro guasta l’arte più antica del mondo, la pantomima ed annienta la grande bellezza del silenzio”. In queste settimane stanno riuscendo i capolavori del cinema muto che riscuotono un grande successo e fanno capire che l’arte è soprattutto una meravigliosa semplicità. Roberto Bruni, autore ben conosciuto dal pubblico ha scritto questo testo nel 1995 per festeggiare (in silenzio) il centenario del Cinema e per riaprire una grande esperienza storica ed artistica purtroppo conclusasi fra il 1932 e il 1938. Leggendo il testo, mi sono trovato in poltrona, in un vecchio cinematografo perché l’autore fa suo, in modo stupendo, la ‘pantomima, il linguaggio, l’arte della immagine in movimento quanto l’Umanità” come ebbe a scrivere Benedetto Lanna.”
Aldo Chiarle
La foto dell’800 di un bambino vestito alla marinara, che fuma il sigaro, ci introduce alla lettura di Quel fil di fumo
Che del fumo racconta, autori Benedetto Lanna e Roberto Bruni, la storia e i danni alla salute con testimonianze eccellenti, stimolando con leggerezza le nostre vite attraverso il cinema, la letteratura, la pittura, per concludersi con Sua Maestà, il fumo, un fumodramma senza parole di Roberto Bruni che con fatti tragici e comici sviluppati con fantasia surreale e la magia del silenzio, omaggia alla grande Charlot.
Marcella Alfonsi
Roma, 3 luglio 2010
Grazie del ricordo e complimenti per il “corto” che per me ha valore proprio come fattura cinematografica.
Una riduzione teatrale ne ridurrebbe la specifica qualità. Comunque potrebbe tentare. Auguri tanti.
Mario Scaccia
Roma 24.11.2020
Caro Roberto,
Che bellala vostra pubblicazione!
Sono un’appassionata di Charles Chaplin, e “Quel fil di fumo” spero che possa trovare presto lo spazio che merita in una scuola tornata alla normalità.
Stella Sofri
… La mia immaginazione vedeva in A addirittura Charlot. E il mio Charlot assumeva tutte la particolarità espresse in questo tuo piccolo capolavoro del muto. Vi ritrovavo tutte le tue ideazioni che ben conosco e che sono una continua burla di parole, che divertono, che fanno sorridere, insomma, che piacciono.
Tuo aff.mo Rodolfo De Chmielewski
“Ho letto con vero piacere “Quel fil di fumo” un volumetto agile e leggero che si legge e si rilegge volentieri, che offre una molteplicità di stimoli, di spunti interessanti per un percorso di conoscenza e di crescita.
Mi piace pensarlo, “nel contesto didattico-educativo della nostra scuola”, come un possibile testo di riferimento per un laboratorio espressivo-gestuale permanente, multidisciplinare e multimediale.
Ogni pagina potrà diventare la traccia di un percorso dove gli alunni – tutti gli alunni – avranno la possibilità di compiere un cammino esperienziale di libertà e creatività, mettendo in moto tutte le loro capacità espressive, motorie, speculative, creative che avranno poi il momento comunicativo (e di verifica], nel “Fumodramma muto”, in quegli otto quadri ricchi di silenzi, emozioni, passioni che ritroviamo nell’opera
“Sua Maestà il Fumo” di Roberto Bruni.
Nel suo fumodramma, l’Autore guarda con particolare attenzione alla comunicazione gestuale, visiva, motoria, tattile, già la troviamo in altre sue opere: “Violino di spalla” ma anche in “Assolo”, “Eros un sentimentale”, “Marcia nuziale”, “Il numero di una stanza”, “Così all’improvviso”, ma qui si carica di una
incisività potente e di rappresentazione simbolica.
In tempi di logorrea pandemica nel cinema, in teatro, in televisione dove tutto è rumore, egli vede il mondo da un altro punto di vista, in silenzio e con umana passione, con partecipazione e un filo di ironia: è il gesto che rende umano il corpo, la fisicità del movimento è l’essenza del linguaggio non verbale. Con i
gesti, movimenti significativi è l’intera personalità che si esprime e si carica di significato. La parola è essenziale, scritta, i suoni, la musica sono a supporto del gesto; anche le “cose” (già in scena2) si mostrano con una gestualità significativa. E il gioco sulla scena coinvolge lo spettatore: la valenza educativa si fa
totale.
Francesco Santin
“STELLA – racconto di Roberto Bruni
Molte immagini in questo breve racconto che inizia con la descrizione di un luogo preciso “TRE CASE – FRAZIONE DI AMATRICE”, immagini che richiamano ai luoghi delle origini di ognuno di noi.
Un padre e una madre che si guadagnano il pane con un lavoro manuale, in poche righe una descrizione accurata del lavoro di falegname, e della fatica che questo comporta. La leggerezza della madre che da ragazza sognava di danzare ma che si è dovuta rimboccare le maniche, per la famiglia, con determinazione.
Il figlio Vento che rincorre i suoi sogni e una cagnolina di nome Stella, arrivata per caso in famiglia, che comprende situazioni e sentimenti dei protagonisti.
Quando il figlio Vento decide di andarsene, alla ricerca di altri mondi, i genitori non lo fermano! Continuano, insieme, la loro vita di lavoro e fatica, che viene interrotta dal terremoto che distrugge Amatrice.
Questa tragedia accade nel momento in cui il figlio Vento decide di ritornare al paese; lo troverà distrutto, la sua casa crollata e tra le macerie ritroverà i corpi dei genitori morti abbracciati. Questa immagine e il ritrovamento della cagnolina – ancora viva – fanno apparire meno tragica la situazione. Con la costruzione di una doppia bara in cui deporre i corpi dei genitori che non si staccano e la loro sepoltura, il figlio Vento dà inizio a una nuova vita nel segno dei ricordi e valori ricevuti.
Un linguaggio semplice, ma profondo al tempo stesso, spesso sottolineato da battute pungenti e un po’ di romanesco e il gioco di parole per il quale Roberto Bruni è maestro!
Un racconto per tutti ma soprattutto per i ragazzi; adatto a diventare un fumetto.
Mariateresa Dalla Vedova
“Così, all’improvviso” – Monologo di Roberto Bruni
Una serie di situazioni attualissime in questo monologo: dallo sfruttamento alle morti sul lavoro, dall’immigrazione alla solitudine di chi vive ai margini della società.
Il personaggio Ubriachello, che vive nella periferia romana, rovistando nei cassonetti dei rifiuti per trovare di che nutrirsi è alla ricerca di Ombrella un venditore abusivo di ombrelli scomparso nel nulla.
Colpisce la pietà e l’ironia con cui Ubriachello si rapporta alle vicende già vissute e che sta vivendo in un posto, come tanti nel mondo, ricchi solo, di miseria.
E’ impossibile intravedere uno spiraglio di cambiamento nella vita di queste persone emarginate, ma ecco che un chicco di grano germogliato nella mano stretta a pugno di Ombrella, ritrovato senza vita dagli amici, indica un possibile punto di rinascita!
Una rinascita lunga e difficile, che facilmente potrebbe spegnersi per la capacità degli umani di dividere anziché condividere!
Mariateresa Dalla Vedova
LI REGAZZINI DER 1849
Dramma surreale in dialetto romanesco dell’800. L’azione si svolge nel luglio del 1849, nella Roma restituita dai francesi al Papa. Un’attrice-burattinaia sfida in piazza gli sbirri di Pio IX, rappresentando le storie di libertà di umili “regazzini”, strappati dalla guerra all’amore, al lavoro, al gioco e caduti per la Repubblica. I personaggi partecipano all’azione sia nelle vesti di burattini, sia in quelle della sfidante che si cala in numerosi ruoli, con trasformazioni anche a vista. Il dodicenne trasteverino Righetto, morto a Ponte Sisto mentre disinnescava una bomba, è una maschera vocale, la voce della memoria in un teatro che vuole aiutare a non dimenticare. Benedetto Lanna
FIORI, NON SOLO
Il dramma ha la forza dei tragici greci, ma non c’è più l’intervento del “deus ex machina” atto a ristabilire l’ordine. In un mondo di disordine si avverte solo il grido dolente dell’umanità che contempla giorno per giorno “la caduta degli dei”. Le vittime del bullismo, presentate con commossa partecipazione, sono preda di gravi problemi: rifiuto scolastico, annientamento di ogni autostima, attacchi d’ansia, depressione. Il cyberbullismo assume poi le forme di un vile ricatto teso a distruggere nella vittima ogni risorsa morale. Il secondo atto, storia di comune e folle crudeltà, ha come denominatore l’esclusione sociale. Benedetto Lanna
ALBORI – quattordici racconti di Roberto Bruni – Casa Editrice Albatros Il Filo,2022.
(…) Le faccio i miei complimenti per questa sua opera in cui la scrittura scorre precisa, sincera e godibile. Quattordici racconti che narrano di emarginazione, solitudine, disgrazie improvvise, violenza, di orchi e moschettieri esilaranti, ma anche di seconde possibilità e speranza e non è un caso che la luce si intraveda proprio alla fine e provenga proprio dalla scuola, luogo sacro dove crescere e imparare. Un’umanità sospesa che ci commuove e ci strappa dei sorrisi amari. In un mondo governato dall’indifferenza verso i propri simili solo gli animali sanno ancora rivolgerci uno sguardo compassionevole. Magnifici i disegni di Rodolfo Torti e Silvio Navarra che completano l’opera con estrema grazia.
Cordiali saluti, Tatiana Fratini
Spigolature di Rassegna stampa:
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